Dopo che l’Amministrazione ha manifestato il suo interesse a sostenerlo, patrocinandolo e promuovendolo, e in seguito al riconoscimento ottenuto dal FAI, il progetto “Salviamo Ganghereto”, grazie al contributo dell’Opificio delle Pietre Dure, vede oggi l’apertura del cantiere, presso la Chiesa di San Niccolò a Ganghereto, per il recupero del gruppo di terracotte policrome attribuito a Agnolo di Polo.
“Con l’apertura di questo cantiere viene intrapreso un percorso che coinvolge diversi attori, che ci stanno mettendo cuore e passione – spiega Caterina Barbuti assessore alla cultura – Mi riferisco alla Soprintendenza delle Belle Arti, all’Opificio delle Pietre Dure, al comitato Salviamo Ganghereto, alla Regione Toscana e alla nostra Amministrazione. Adesso è la volta dei cittadini che mi auguro sappiano partecipare a questa iniziativa che ha come oggetto un patrimonio culturale che appartiene a tutta la nostra comunità”.
Il gruppo di terracotte policrome composto dalla Vergine con Bambino fra i Santi Pietro e Nicola sarà restaurato in tre step e proprio in questi giorni prenderà il via la prima parte dell’intervento per mano dei restauratori dell’Opificio delle Pietre Dure.
“Questo primo finanziamento di 10 mila Euro, per cui ci tengo a ringraziare sentitamente l’Opificio delle Pietre Dure che fin dall’inizio ha manifestato un forte interesse al progetto, ci consentirà di iniziare il complesso restauro – spiega Paola Francioni curatrice del progetto e fondatrice del comitato Salviamo Ganghereto – Le risorse necessarie per completare l’opera sono molto ingenti, pertanto abbiamo attivato tutta una serie di iniziative per ottenere nuovi contributi, poiché ricordiamo, si tratta di un’iniziativa in crowfinding. A questo proposito il nostro comitato sarà anche presente, dal 22 aprile al 1° maggio, con un proprio stand, alla Mostra Internazionale dell’Artigianato 2017, alla Fortezza da Basso di Firenze”.
Durante la restaurazione il cantiere resterà aperto e sarà possibile effettuarvi delle visite, per conoscere da vicino l’opera dei restauratori e la Chiesa che ospita l’antico complesso artistico.
“Si tratta di un progetto di recupero e restauro che da un lato riporterà all’antica bellezza un patrimonio artistico, e dall’altro contribuirà alla valorizzazione di Terranuova e dell’intero territorio del Valdarno sia in un’ottica culturale che turistica” dice Valentina Vadi consigliere regionale.
“In primo luogo provvederemo a rimuovere il vetro che sigillava le tre sculture all’interno della nicchia in cui sono state collocate – spiega Stefania Bracci restauratrice – Il vetro ha nel tempo favorito la creazione di un microclima che ha contribuito a degradare le statu, soprattutto quella della Vergine. Procederemo poi con alcuni esami stratigrafici e altri per mezzo di raggi a infrarossi e ultravioletti al fine di fare una mappatura precisa degli interventi. Sempre in questa prima fase saranno rimosse le stuccature cementizie e tutto il materiale che non appartiene all’opera”.
È possibile prenotare la visita al cantiere scrivendo a: info@salviamoganghereto.com
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